Il latte è un alimento di per sé quasi completo, in quanto contiene proteine, zuccheri (in particolar modo il lattosio), minerali (tra cui calcio, potassio, fosforo, magnesio, sodio, cloro e zinco), vitamine (soprattutto A, B2 e B12) e grassi (sia saturi che insaturi) il cui quantitativo è strettamente dipendente dall’alimentazione delle vacche: inoltre, presenta gli acidi grassi essenziali, precursori degli omega 3 ed omega 6, ed i CLA.
È il mezzo tramite cui la madre trasmette, nei primi giorni di vita del figlio, elementi di difesa dell’organismo: pertanto, è estremamente importante che riesca ad allattarlo per almeno 6 mesi.
Quello vaccino non è indicato prima dei 12 mesi di età, in virtù delle criticità nutrizionali riguardanti l’eccesso proteico, il rischio di carenza di ferro nonché lo sviluppo di allergie o intolleranze; superato questo termine, per mantenere l’apporto proteico entro il 15% delle calorie, sarebbe opportuno inserirlo con moderazione nella dieta del bambino ed aumentarne gradualmente il contenuto negli anni.
Al supermercato troviamo principalmente il latte intero, parzialmente scremato e scremato. Ciò che cambia è il tenore di grassi e il contenuto di calorie, che sono rispettivamente di 63, 46 e 36 kcal per 100g: essendo la differenza calorica praticamente minima, può essere scelto in base al gusto ed alle proprie esigenze.
Una caratteristica estremamente interessante del latte è l’effetto saziante, che si manifesta soprattutto se viene consumato a colazione o a completamento del pasto (come nella nostra tradizione): inoltre, altri benefici al riguardo sono confermati dagli effetti a lungo termine sulla composizione corporea, nell’ambito di diete ipocaloriche associate all’esercizio fisico e sul rischio cardiometabolico.
Ma il fatte fa bene o fa male? Una risposta in prima approssimazione a questa domanda è… DIPENDE.
Alcune persone non possono assumerlo a causa di intolleranze o allergie alimentari. Per intolleranza alimentare si intende l’incapacità di degradare il lattosio, in quanto a livello intestinale non è espressa la lattasi (l’enzima indispensabile per la sua degradazione); per allergia alimentare si intende una risposta immunitaria alle proteine del latte, correlata alla produzione di anticorpi contro di esse, e legata a sintomi anche molto gravi come lo shock anafilattico. A queste persone il latte fa sicuramente male.
La presunta associazione tra il consumo di latte e derivati e l’incidenza di alcuni tipi di tumori è spesso oggetto d’attenzione da parte dei media.
Lo studio cardine che ha portato a considerare il latte come demonio da esorcizzare è stato il “The China Study” condotto da Campbell il quale, dopo aver sottoposto dei topi al consumo di aflatossina (potentissima tossina prodotta da funghi) e la caseina, concluse che quest’ultima potesse essere l’agente cancerogeno più potente mai scoperto: tuttavia, questo esperimento si è basato esclusivamente sulla somministrazione di caseina (e non del latte), pertanto è stato successivamente smentito.
L’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (AIRC) ha pubblicato un documento ove si precisa che non esistono studi scientifici a favore di una dieta totalmente priva di proteine di origine animale, in particolar modo dei latticini.
Diversi gruppi di ricerca indagano possibili relazioni tra consumo di latte e tumori in organi specifici, ma l’unica associazione che ha destato sospetto è stata quella con il tumore prostatico: tuttavia, un lavoro abbastanza recente realizzato con un modello in-vivo, dimostra che il consumo di latte (scremato o intero) non favorisce la progressione dei tumori della prostata esistenti, anzi mostra lievi effetti protettivi nei confronti della prostata diminuendo l’espressione di alcuni marcatori tumorali.
Inoltre, sembra che il latte diminuisca l’insorgenza del tumore al colon-retto, che non esistano associazioni con il cancro all’ovaio ed alla mammella nelle donne, e che nelle pazienti già portatrici di carcinoma alla mammella il latte non modifichi in alcun modo la prognosi.
Uno studio recentissimo, ove dei roditori sono stati nutriti con una dieta ricca di carboidrati complessi e povera di proteine (utilizzando come fonte proteica la caseina del formaggio e del latte), ha dimostrato che tale dieta migliora la salute cardiometabolica nei topi e promuove salute e biologia dell’ippocampo (area del cervello responsabile dell’apprendimento e della memoria) in misura ben superiore rispetto alla dieta ipocalorica.
A settembre 2018 The Lancet ha pubblicato il risultato dello studio epidemiologico, dove gli autori hanno concluso che un consumo di latticini risulta essere associato a minori rischi di mortalità per malattie cardiovascolari (in particolare l’ictus) e suggeriscono che il consumo di prodotti lattiero-caseari dovrebbe essere incoraggiato soprattutto nei Paesi a basso e medio reddito.
Le Linee Guida per una sana nutrizione in Italia suggeriscono il consumo di 2-3 porzioni di latte o yogurt al giorno: quindi, ora, lo chiedo a te… ritieni che il latte faccia male?
Nell’ambito di una alimentazione varia ed equilibrata (improntata su un approccio di tipo mediterraneo) il latte non può mancare quotidianamente, ma vale sempre il discorso secondo cui non bisogna esagerare con il suo consumo ed ingerire le giuste quantità necessarie al nostro organismo: per la tua dieta personalizzata non esitare a contattarmi.
Erica Addabbo
#LaNutrizioneÈNelleTueMani