Pasta di legumi: è una buona alternativa?

Parlando di pasta di legumi ci si riferisce a quella pasta che al supermercato non passa inosservata, dato l’utilizzo di farina prodotta da legumi (quali ceci, lenticchie rosse, fagioli neri o piselli) che le conferisce dei colori insoliti.
Nella maggior parte dei casi sono formati corti (come sedani, fusilli o caserecce) che tengono meglio la cottura rispetto a una pasta lunga: i tempi di cottura, infatti, sono più rapidi di quelli della pasta di semola. La consistenza non è all’altezza delle migliori paste della nostra tradizione, però il sapore è originale e diverso a seconda del legume utilizzato, il che ne fa un prodotto interessante per abbinamenti insoliti.

E’ un tipo di pasta adatto ai celiaci, e si colloca nel mercato del senza glutine. La pecca di molti prodotti per celiaci è l’elevato indice glicemico (IG) che a lungo andare può provocare problemi di sovraccarico del pancreas, aumento della glicemia e del sovrappeso nonché riduzione del tempo di sazietà dopo un pasto.
Per questo motivo, i celiaci dovrebbero prediligere pasta con pseudocereali (grano saraceno, quinoa, amaranto) o la pasta di legumi, poiché hanno un IG più basso, un profilo proteico più completo, un elevato contenuto in fibre (maggiore della pasta di semola, ma minore della pasta integrale) e costituiscono una buona fonte di vitamine e sali minerali.

La pasta di legumi è un alimento interessante anche per vegani e vegetariani, soprattutto perché contiene circa il 20% di proteine contro il medio 10% della pasta di semola comune: anche se le proteine dei legumi non sono considerate di alto valore biologico poiché carenti di alcuni amminoacidi essenziali (lisina), questi possono essere facilmente recuperati durante la giornata associandovi dei cereali. 

In generale, è un prodotto interessante per tutti poiché la ricchezza di proteine è utile per fornire una sostituzione ai prodotti di origine animale: volenti o nolenti, dato che l’impatto ambientale degli allevamenti non è sostenibile, dovremmo ridurre il consumo di carne. Inoltre, seminare i legumi in rotazione con altre colture è una pratica ampiamente utilizzata in agricoltura biologica (e non solo) per migliorare la fertilità del suolo.

La pecca principale è il prezzo molto più alto della pasta di semola industriale, è ciò è dovuto al costo maggiore della materia prima.
Inoltre, i legumi hanno caratteristiche meno “costanti” del grano: su un determinato quantitativo di legumi, ad esempio, circa la metà viene scartato e destinato alla produzione di mangime per animali o packaging innovativi perché presenta qualche difetto.

Ancora, la produzione è meno efficiente poiché la domanda ridotta comporta che spesso le linee produttive si interrompano e passino alla produzione di un prodotto diverso.

Nonostante ciò, può valere la pena spendere qualche euro in più e provare questa nuova pasta: è una soluzione pratica e comoda per aumentare il consumo di proteine vegetali e di legumi, soprattutto quando non si ha voglia/tempo di prepararli. Si cuoce in pochi minuti, conserva tutte le proprietà delle farine con cui è realizzata (in particolare il contenuto proteico), ed è naturalmente senza glutine. Inoltre, una porzione fornisce quasi il doppio di proteine ed almeno il doppio di fibra alimentare rispetto alla pasta di semola, mentre i carboidrati sono inferiori (51-60g contro 72-75g in 100g di prodotto): l’unica raccomandazione importante è
leggere sempre l’elenco dei prodotti controllando che non vi siano additivi.

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