Olio di palma: facciamo chiarezza!

L’olio di palma, per la sua malleabilità, l’ampia disponibilità e il costo contenuto, è largamente impiegato in tutto il mondo dall’industria alimentare: negli ultimi anni è diventato un argomento molto gettonato sia da parte della comunità scientifica sia per i media, dunque è necessario conoscerne alcuni aspetti molto importanti.

L’olio di palma, nella forma nativa (quindi non trattata), risulta caratterizzato per il 50% da grassi saturi, di cui l’acido palmitico che rappresenta il 44% dei grassi totali: oltre a ciò, quest’olio rappresenta una buona fonte di vitamina E e precursori della vitamina A, che ne conferisce il colore rosso.

Data la presenza di questi micronutrienti, potrebbe sembrare un’ottima fonte di antiossidanti naturali: tuttavia non è così, poiché questi composti sono assenti nell’olio impiegato dalle industrie alimentari che ritroviamo indicato nelle etichette di molti prodotti nel supermercato. 

Ciò deriva dal fatto che quest’olio nativo durante la produzione industriale viene portato ad alte temperature (circa 200 °C) nelle quali si va a formare il 3-monocloropropanediolo (3-MCPD), un possibile cancerogeno per l’uomo (Gruppo 2B, fonte AIRC): avendo questo dato destato non poco scalpore, negli ultimi anni i processi di trasformazione utilizzati ne hanno notevolmente abbassato la probabilità di formazione.

Inoltre, l’olio di palma nativo subisce anche un’altra modificazione chimica (la inter-esterificazione) che ha lo scopo di renderlo più adatto a diverse applicazioni nell’industria alimentare, ma lo rende certamente meno salutare poiché aumenta la biodisponibilità e l’assimilazione degli acidi grassi saturi (come il palmitico e lo stearico) che potrebbe contribuire all’aumento di colesterolo e glicemia, nonché alla disregolazione della funzione immunitaria e degli enzimi epatici.

Non essendo un grasso da condimento comune sulle nostre tavole al pari dell’Olio Extra Vergine d’Oliva, io ne sconsiglio l’uso: tuttavia, se proprio non si può farne a meno, le raccomandazioni nutrizionali italiane (LARN) suggeriscono che l’apporto di grassi non ecceda il 30-35% delle calorie totali, con un 10% massimo riservato ai grassi saturi (nei soggetti sani, con peso e livelli di colesterolo nella norma).

Inoltre, siccome potrebbe avere effetti negativi per la salute, sarebbe consigliato preferire prodotti che non lo contengano, facendo attenzione alle etichette alimentari quando si è al supermercato.

Infine, secondo la critica, l’olio di palma sarebbe anche una delle principali cause della deforestazione nel sud-est asiatico.

 

 

Indovina un po’ quale alimento contiene molto olio di palma?

 

Erica Addabbo

#LaNutrizioneÈNelleTueMani

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